Recensioni Concorso Letterario “La Mongolfiera” edizione 2018
TESTI VINCITORI
9^ EDIZIONE CONCORSO LETTERARIO “LA MONGOLFIERA” 23.02.2018
1° CLASSIFICATO CLASSI PRIME SCUOLA SECONDARIA 1°GRADO
Autore: M. Morpurgo
Titolo: VERSO CASA
Editore: Piemme
Autrice della recensione: DELLA BELLA GIORGIA classe 1I Ascoli
“Verso casa” è un romanzo che tratta di un ragazzo afgano, di nome Aman, che è costretto a scappare dal suo paese a causa della guerra.
In particolare il libro inizia con Aman e la sua famiglia rinchiusi in un campo di detenzione a Londra, che aspettano di ritornare nel loro paese perché gli è stato vietato l’asilo politico.
Tutto ciò succede dopo quattro anni in cui Aman è vissuto a Londra, dove aveva cominciato a costruirsi una nuova vita e dove, in particolare, aveva fatto amicizia con Matt, un ragazzo inglese suo coetaneo. Matt e suo nonno (un vecchio giornalista) vanno a trovarli nel centro e in questa occasione Aman e sua madre cominciano a raccontare del proprio viaggio. Raccontano dell’incontro con una cagnolina addestrata a trovare ordigni esplosivi, che Aman ha salvato dopo averla trovata affamata e ferita e di come li ha ricambiati accompagnandoli per tutto il viaggio. Per questo motivo Aman la chiama Ombra perché proprio come “un’Ombra affettuosa” non vuole abbandonarli, perché la propria ombra non si perde mai. Aman racconta anche delle atrocità in cui sono stati sottoposti durante il viaggio, il periodo di tempo in cui sono stati rinchiusi in un camion al buio e al freddo con altre persone.
Il nonno di Matt, colpito da questa storia, decide di scrivere un articolo sul suo giornale organizzando una protesta che porterà alla fine del libro a liberare Aman e sua madre.
Questo libro mi è piaciuto molto perché tratta argomenti importanti, quali i rifugiati che sono costretti a scappare dai loro paesi sperando in un futuro migliore e della guerra con tutte le atrocità che comporta, addolcendoli però con argomenti più leggeri e vicini ai miei coetanei come l’amicizia, tra il ragazzo e Ombra e tra Aman e Matt. Mi ha colpito molto la tenacia di Matt nel voler aiutare il suo amico, perché mi ha insegnato che bisogna combattere per i propri ideali fin da piccoli.
Questo libro mi ha fatto anche pensare alla differenza tra la nostra vita e quella dei nostri coetanei che hanno come unica “colpa” quella di essere nati nel paese sbagliato. Mi è piaciuta molto la fine del libro, perché c’è l’incontro tra Aman e Ombra che erano stati separati per tanto tempo.
Consiglio la lettura ai miei coetanei perché, oltre che essere molto coinvolgente, questo libro ci permette di vedere più da vicino il mondo degli immigrati, di cui si parla molto in questi tempi, ma che pochi conoscono veramente.
2° CLASSIFICATO CLASSI PRIME SCUOLA SECONDARIA 1°GRADO
Autore: F. D’Adamo
Titolo: STORIA DI IQBAL
Editrice: Ex Libris BUR
Autore della recensione: BARBINI LUCA Classe 1^D F. D’Assisi
Il libro che ho letto narra la storia vera di un ragazzino dodicenne, che vive in Pakistan, Iqbal Masik. Viene ceduto dalla sua famiglia per un prestito di appena 26 dollari. La famiglia di Iqbal sa che il debito non si potrà mai estinguere, come succede ad altri ragazzini che vengono ceduti a venditori di tappeti, dove lavorano dall’alba al tramonto in stanze buie e anguste. Ma la diversità di Iqbal sta proprio nella sua forza e nel suo coraggio che gli permetteranno di fuggire e di denunciare “la mafia dei tappeti”. Perché nessuno deve calpestare la libertà e la dignità delle persone. Il libro però ha un finale che non ti aspetti: Iqbal il 16 Aprile 1995 viene ucciso dalla mafia dei tappeti, la stessa che aveva denunciato.
Quindi vengono spontanee delle domande: a cosa è servito? A cosa è servito ribellarsi se poi alla fine è stato ucciso?
E’ servito, eccome!
Se tanti bambini sono tornati a casa lo si deve a lui.
E quindi io, noi, da che parte scegliamo di stare?
Il libro ha molte tematiche e le più importanti sono: la povertà, infatti Iqbal e molti altri bambini vengono venduti per pochi dollari; lo sfruttamento, infatti anche se sono bambini molti vengono trattati come schiavi; il coraggio, infatti Iqbal è molto coraggioso perché è l’unico bambino che ha avuto il coraggio di scappare e di denunciare “la mafia”.
Il libro è molto bello e lo consiglierei perché fa riflettere molto.
3° CLASSIFICATO CLASSI PRIME SCUOLA SECONDARIA 1°GRADO
Autore: J.K.Rowling
Titolo: HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE
Editore: Salani
Autrice della recensione: REIMONDO ANNA classe 1^I Ascoli
Harry Potter fu un ragazzino di 12 anni che visse con gli zii perché i suoi genitori erano morti, uccisi da Voldemort (mago del male).
Viveva malissimo con loro e dormiva in un sottoscala, quando un giorno arrivò una lettera indirizzata a lui! I Dursley, i suoi zii, non gliela fecero leggere, ma egli ne venne comunque al corrente, per merito di un gigante con una folta barba, Hagrid, che fece irruzione nella loro casa in una scura notte stellata. Harry scoprì molte cose quella notte, tra cui quella di appartenere a un mondo a lui ignoto: quello dei maghi. E in quello stesso momento lui e il mago andarono via da quella casa dove aveva molto sofferto. Il mago gli rivelò tutta la verità, ma non era facile per lui credere di dover andare in una scuola per maghi e streghe, chiamata Hagwarz, ma per fortuna fu sollevato quando vi trovò due fantastici amici: Ronald Wlasley ed Hermione Granger. Con loro al suo fianco, Harry fece perdere moltissimi punti quanti ne ricevette a Grifondoro, la casa cui i tre erano stati assegnati. Visse l’anno più bello della sua vita, e un giorno i tre affrontarono tanti ostacoli per arrivare a sconfiggere Raptor, il servitore di Voldermort che tentò di rubare la Pietra Filosofale (Elisir di lunga vita) nascosta nel castello.
In questo libro mi sono ritrovata in tutti i personaggi perché ognuno di essi indica il lato positivo e negativo di me stessa.
Questa fantastica storia, piena si aggettivi e descrizioni, mi ha fatto entrare così tanto nel libro che sono rimasta male quando sono tornata me stessa e mi sono ricordata di non essere lì, a Hagwarz, per vivere tutte le avventure tra coraggio e magia e veri amici con cui condividere tutte le emozioni e i sentimenti.
I personaggi rimarranno nel cuore anche a libro finito e aiuteranno a vivere.
Ogni libro di ogni genere lascia e insegna qualche cosa e in cambio si prende l’attenzione e la fantasia del lettore; proprio per questo, a differenza di come ragiona la maggior parte della gente, leggere non è affatto tempo perso, anzi ti insegna a vivere meglio e a goderti la vita così com’è.
Vorrei condividere le tre frasi che mi sono piaciute di più e che mi hanno insegnato qualche cosa:
“….. Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticare di vivere………….”
Questi brevi parole, ma significative, vogliono dire che bisogna sognare, ma non a tal punto di dimenticarsi che si sta vivendo un lungo sentiero avventuroso, colmo di ostacoli e misteri chiamato VITA.
“…….La verità è una cosa meravigliosa e terribile e per questo va trattata con grande cautela…….”
Questa frase mi ha insegnato che la verità è una cosa che poche persone praticano, e anche se si è imprecisi in un piccolo particolare cambia e non ritornerà mai se stessa.
“………..Essere stati tanto profondamente amati ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più……………”
Queste sono le parole malinconiche del libro e allo stesso tempo quelle che mi sono piaciute di più perché mi hanno lasciato un segno invisibile ma molto grande: quello dell’amore.
1° CLASSIFICATO CLASSI SECONDE SCUOLA SECONDARIA 1°GRADO
Autore: C. Greppi
Titolo: NON RESTARE INDIETRO
Editrice: Feltrinelli
Autrice della recensione: SAVINO DIOMEDE NAIDE classe 2^B F. D’Assisi
Francesco è un ragazzo di sedici anni che frequenta la III^C di una scuola superiore. E’ in questa classe da poco tempo perché è stato espulso dalla precedente. Vuole apparire un tipo “duro e insensibile”, ma come tutti gli adolescenti ha un lato più umano e dolce. Si chiude in se stesso e non vuole mostrare la sua personalità per paura di non piacere. Si sente spesso solo e non percepisce l’amore dei suoi genitori. L’unico che lo capisce è Kappa, il suo migliore amico. La sua classe si sta preparando con gli educatori dell’Associazione Deina ad un viaggio al campo di concentramento di Auschwitz. Qui Francesco dovrà fare i conti con i propri sentimenti e capirà veramente chi è e chi vuole essere. I professori e gli educatori rifletteranno con gli studenti sugli aspetti umani delle persone che hanno vissuto la Seconda Guerra Mondiale, carnefici, vittime, cittadini. Francesco imparerà a guardare dentro di sé e a parlare con semplicità di paura, parola abolita dal vocabolario degli adolescenti, che non va mai pronunciata, soprattutto in un nuovo gruppo classe in cui inserirsi.
Questo libro tratta temi fondamentali di cui spesso non si parla. Mi ha stupita il fatto che i superstiti, alla fine della guerra, non abbiano subito raccontato. Tutti volevano vivere e dimenticare. Era difficile ammettere con i propri figli di essere stati deboli, di aver pianto e sofferto. Solo negli anni ’80 iniziarono a parlarne, nacque la necessità di lasciare una testimonianza. Leggendo mi è venuta in mente un’intervista a Liliana Segre in cui riconosce di aver dovuto aspettare molti anni prima di riuscire a raccontare ciò che aveva vissuto. Afferma che l’indifferenza è il male più grave, può provocare ancora più dolore della violenza.
Indifferenti erano gli uomini comuni, un esercito di 400mila persone che venivano arruolate da un giorno all’altro e obbligate ad uccidere altri uomini indifesi. Perché non si rifiutavano? Per paura, per conformismo, solo pochi per convinzione. Anche i deportati non si ribellavano, sia perché venivano alimentati di speranze dai nazisti che preferivano evitare rivolte, sia perché spesso erano deportati con le loro famiglie e preferivano non rischiare la vita dei propri cari.
Il viaggio che Greppi fa nell’animo umano passa poi ad analizzare come si sentivano i cittadini. Quando i soldati tornavano in licenza, raccontavano alla famiglia ciò che avevano visto: campi di concentramento dove venivano deportati coloro che erano considerati diversi, non solo ebrei ma anche omosessuali, zingari, disabili e persone con problemi psicologici, magari particolarmente asociali………Non erano tanti quelli che si potevano sentire al sicuro, perché chi non aveva nulla che lo sentisse diverso dagli altri? Un famoso psichiatra citato nel libro, Basaglia, in merito a questo disse: “Visto da vicino nessuno è normale”.
Una frase del libro che mi ha fatto riflettere è: “La storia non si ripete, fa le rime”. Un’affermazione interessante. Mi interrogo su quanto possa essere pericoloso accettare ogni giorno piccole e grandi ingiustizie. Cosa stiamo facendo per tutti i morti in mare? Cosa stiamo facendo per tutti i bambini sfruttati sul lavoro? La gente preferisce non saperne e pensare al tornaconto personale.
Alla fine del libro c’è una lettera di un deportato. Una frase molto significativa è: “Ho visto camere a gas costruite da ingegneri istruiti, bambini uccisi con il veleno da medici ben formati, donne uccise e bruciate da diplomati di scuole superiori e università”. Questo vuol dire che istruire non serve a nulla se non accompagnato dal far diventare i giovani essere umani in grado di rispettare gli altri e di scegliere la strada giusta.
Durante il nazifascismo si insegnava a discriminare chi era considerato diverso. Oggi per fortuna si insegna solidarietà, rispetto e altruismo. Il viaggio nella storia, fatto con la scuola, su come l’uomo possa essere arrivato alla Shoah, porta Francesco, il protagonista inventato da Greppi per rappresentare tutti gli adolescenti, a riflettere sull’importanza di seguire il giusto e superare l’indifferenza. Impara anche ad amare la vita, a tenerla stretta e a non lasciarla andare.
2° CLASSIFICATO CLASSI SECONDE SCUOLA SECONDARIA 1°GRADO
Autore: F. Gatti
Titolo: VIKI CHE VOLEVA ANDARE A SCUOLA
Editrice: Rizzoli
Autrice della recensione: DE ALBERTI VALENTINA classe 2^D F. D’Assisi
“E i fantasmi? Dove li mettiamo i fantasmi? Tra gli Europei o tra la gente dell’altro mondo? Bella domanda. Non so nemmeno dove mi metterò io. Tra gli Europei? O tra i fantasmi?”.
Viaggio, identità, solidarietà, cambiamento.
Quattro parole tanto diverse tra loro ma legate insieme da un’unica espressione: immigrazione.
Viki questi vocaboli li conosce molto bene e li rimarranno sempre impressi nella testa.
Viki e la sua famiglia sono di origini albanesi ma il padre trova lavoro in Italia e sono tutti costretti a partire per quella nazione estranea a loro dove prima non avevano mai viaggiato.
Partiranno una sera tardi dall’Albania e il loro percorso sarà assai lungo. Dovranno superare tutti gli ostacoli di una notte intera su un gommone in mare aperto e soprattutto in aperta tempesta.
La loro storia però non è finita qui, come del resto ogni altro immigrato: trovare una sistemazione e un permesso di vivere in Italia non risulterà per niente facile.
Ma Viki ha una marcia in più, vuole imparare l’Italiano, fare amicizie, ma soprattutto sogna di andare a scuola.
Viki e la sua famiglia riusciranno a superare gli ostacoli provocati da questo cambiamento?
Viaggio, identità, solidarietà, cambiamento. Solo quattro parole ma per me importantissime, perché parte di ciò che accade tutti i giorni in Italia, ovvero l’arrivo di persone provenienti dall’Africa del Nord fino al nostro paese. Essi spesso vengono fin qui per scappare da guerre o, come nel caso di Viki e la sua famiglia, per trovare lavoro. Cercano di integrarsi con quello che è il nostro popolo e lo fanno nel miglior modo possibile per loro, anche se spesso non è facile. E’ proprio uno dei temi più importanti trattati in questo libro l’integrazione, anche la famiglia di Viki cercherà di integrarsi con gli Italiani in diversi modi, ad esempio il padre che tutti i giorni si spacca la schiena al lavoro per ottenere un permesso per poter camminare per le strade della città senza dover essere come un fantasma, ovvero INVISIBILE. All’inizio sanno tutti che non sarà facile, ma il libro ti spiega che l’importante è provarci con tutte le forze e costantemente.
Il vero e proprio messaggio è composto di tre parole: inseguo, perseguo e conquisto.
In questo caso è rivolto agli immigrati, ma ti fa capire che queste tre parole vanno ricordate indipendentemente dal contesto in cui si è, mi raccomando ricordatevele perché nella vita vi saranno molto utili.
Un’altra cosa di cui volevo parlarvi sono i sogni e le speranze che tutti si portano dietro dal loro paese d’origine. Tanti sogni e speranze diversi per ognuno di loro.
Qui il libro ti fa capire che bisogna credere nei propri sogni, non importa quanto siano difficile da realizzare, se è quello che vuoi allora provaci con tutte le tue forze e vedrai che sarai ricompensato. Insegui il sogno, persegui il sogno, conquista il sogno.
E a voi queste tre parole sono già state utili nella vita?
Io, fino a poco tempo fa trovavo la lettura noiosa e inutile, però non avevo scelta perché ormai ero alle Medie e poi la mia prof. di italiano mi faceva leggere tantissimo. Ma alla fine è solo grazie a lei se ho capito cosa non andava in tutto ciò. Allora ho iniziato a leggere questi tipi di argomenti ed eccomi qui. Anche voi avete avuto questo problema? Vi consiglio vivamente questo libro perché è capace di farti vivere in modo speciale questo fenomeno dell’immigrazione, facendoti realmente capire le loro paure e i loro desideri.
E’ una storia vera ma mentre lo leggi ti sembra di stare in un mondo di fantasia dove le cose possono cambiare.
E guardate che anche se non sono lì con voi ho già capito che avete comprato il libro e lo state iniziando a leggere, quindi ora SSST! Silenzio e incominciate a sognare.
3° CLASSIFICATO CLASSI SECONDE SCUOLA SECONDARIA 1°GRADO
Autore: D. Morelli
Titolo: I RAGAZZI DELLE BARRICATE
Editore: Mondadori
Autrice della recensione: ARTUSO SOFIA classe 2^I Ascoli
Il libro narra la lotta per la libertà nella Milano dei moti del 1848.
Il protagonista è Enrico Minazzi, un ragazzo di 15 anni del collegio dei Martinitt che sogna, da grande, di diventare un giudice per contribuire a rendere il mondo più giusto. Quando il collegio assiste alle ingiustizie verso i più piccoli, egli si batte per loro e quando deve prendere delle decisioni importanti si chiede sempre cosa sia giusto e cosa sbagliato.
Enrico è anche appassionato di musica e suona la tromba. Infatti, durante il corso del romanzo, si ritroverà molte volte a suonare sui tetti di Milano: per sé, per i suoi amici, per la sua città.
In quel periodo Milano era sotto assedio degli Austriaci e da qualche tempo in città si respirava aria di ribellione contro un sistema che reprimeva le libertà dei cittadini. Enrico lavora come apprendista nella stamperia del signor Bernardoni ed è lì e sente parlare per la prima volta dei tentativi di insorgere contro il generale Radetzky ed entrerà in contatto con personaggi di rilievo dell’ organizzazione dei moti rivoluzionari. Il direttore lo incarica spesso di consegnare lettere e documenti alla famiglia De Cristoforis, famiglia nobile di grande rilevanza che contribuirà fortemente alla riuscita della ribellione. Per questo stringe amicizia con Malachia, figlio di donna Adelaide e Serafina Bianchi, giardiniera di famiglia.
Quando i tre ragazzi si rendono conto delle intenzioni degli adulti decidono di prendere attivamente parte ai moti e di fare ciò che è in loro potere per aiutare i grandi a preparare e realizzare la rivolta.
All’inizio per paura di essere ostacolati dagli adulti agiscono di nascosto: scopriranno passaggi segreti che collegano la città e individueranno una spia in collegio. Il loro ruolo sarà rivelato solo quando la città è ormai pronta a insorgere. Durante i combattimenti Malachia e Serafina si occuperanno dell’infermeria, mentre Enrico e il signor Bernardoni proporranno ai capi dell’organizzazione di far svolgere ai Martinitt il ruolo di staffette per recapitare messaggi alle postazioni ribelli.
E’ un libro che ho letto tutto d’un fiato e che mi ha fatto scoprire una Milano a me sconosciuta, in un periodo delicato e complesso della sua storia. Gli argomenti trattati, come la libertà, l’amicizia e la lotta per i valori in cui si crede sono profondi e nobili e mi hanno fatto riflettere molto. Ho capito che molte cose come la libertà di pensiero che noi oggi diamo per scontate una volta non lo erano e che è solo grazie alle persone come Enrico che hanno lottato per questi valori che oggi noi viviamo in una società libera e democratica.
Le Cinque Giornate di Milano sono anche ricordate per aver aperto la strada alle successive guerra d’Indipendenza e all’Unità d’Italia. Enrico intanto sta crescendo e prova dentro di sé emozioni contrastanti: talvolta è spaventato e vorrebbe tornare da sua madre ma altre volte si sente forte e in dovere di liberare la “sua” Milano.
Ha circa la mia età e leggendo questo romanzo mi sono rivista in lui in ogni singola pagina: mille dubbi, paure inutili e tanta voglia di riuscire a dare il proprio contributo. Del libro mi ha colpito anche il forte legame che unisce i tre ragazzi in ogni situazione e come insieme hanno lottato fino in fondo per realizzare il loro sogno di vedere liberata la loro Milano. Enrico sente anche di appartenere a una comunità, con cui condividere il senso del dovere e l’instancabile voglia di libertà. Scendono tutti in strada, senza distinzione di classe, sesso, età e combattono tutti insieme come un unico nucleo legato agli stessi ideali.
La parte più commovente è il finale che ha toccato profondamente il mio animo da musicista: “Enrico diede fiato alla tromba e suonò per i morti, per i vivi e per la sua Milano”.
1°CLASSIFICATO CLASSI TERZE SCUOLA SECONDARIA 1°GRADO
Autore: A. D’Avenia
Titolo: “L’ARTE DI ESSERE FRAGILI”
Edizione: Mondadori
Autrice della recensione: GATTO SARA classe 3^B F. D’Assisi
Questa è la storia di un uomo che, durante la sua vita, rincorreva sogni e che nella solitudine trova la sua vocazione poetica, il suo modo di vedere l’infinito, le sue riflessioni sulle grandi tematiche. La trama del destino, l’arte di essere fragili…………..
Alessandro D’Avenia attraverso delle lettere indirizzate a Giacomo Leopardi, l’uomo che ha folgorato i suoi pensieri più profondi, con domande a cui nessuno sa rispondere, ritrova il senso della vita, insieme alla ricerca di se stessi e alla voglia sovrumana di vivere. Attraverso la sete di conoscenza, cercando anche di fuggire al destino, perché le conclusioni sono date dalla scelta delle azioni che noi prendiamo: cancellando le righe scritte per dare noi la nostra conclusione. Il destino non esiste, al contrario del rimpianto, che è come il rimorso del destino perduto.
Non c’è alcun destino capace di diventare destinazione, perciò nella vita bisogna buttarsi e in caso di fallimento rialzarsi, più forti di prima; anche se nel caso di Leopardi durante il tentativo di fuggire di casa, fallito, la speranza veniva sempre meno, le parole che scriveva nei versi sembravano zittirsi: l’esperienza aveva spazzato via ogni illusione, ogni seme di futuro.
Il futuro che richiama i giovani all’attenzione, ovvero ciò che Leopardi personifica al futuro, l’arte di sperare, di conservare l’infanzia nel cuore senza essere infantili………….
Le tematiche fondamentali di questo libro sono i valori portanti per vivere appieno la vita, attraverso forti e passionali sentimenti; ciò che soddisfaceva l’immaginazione, che non è cosa solo dei poeti, ma di uomini che fanno di ogni azione poesia: un amore, un insegnamento, una gioia o un semplice ringraziamento.
Una frase che mi ha colpito particolarmente è: “Spesso chi non legge fabulae, storie di destini altrui, non sa niente del proprio”, che spiega l’importanza della condivisione, regalare poesie è come condividere la propria anima, farne a metà per donarne la propria essenza agli altri, affinchè l’arte di donare ci renda liberi, come una promessa mantenuta.
Un importante insegnamento è quello di aprirsi al dolore e abitarlo come una delle stanze del cuore, vivendo bene nell’attesa, rispettando i tempi della vita. D’Avenia mi ha insegnato che bisogna guardare le piccole cose, perché poi un giorno ci volteremo e capiremo che erano grandi………
Personalmente penso che questo libro ridia una certa dignità a Leopardi, una dose di giustizia che gli spetta, perché spesso e volentieri viene etichettato come il gobbo, come depresso e come sfigato. Ma alla fine siamo noi quelli strani, quelli superficiali.
In Leopardi vibrano potenti l’intelligenza e l’onestà, due ottime qualità che permettono ad un uomo di essere fragili. Le lacrime non dimostrano la fragilità di una persona, ma la grandezza del suo cuore. Leopardi, attraverso le grandi tematiche dei sentimenti, dice che a volte ci sono stati d’animo che non si possono spiegare, ma che per comprenderne il senso bisogna essere simili.
Ho notato spesso che in questo libro D’Avenia scrive queste pagine di diario colme di pensieri. Viene messo in luce il suo dolore e la necessità di esprimerlo, poiché nonostante tutto Leopardi non si arrende, insegnandoci attraverso la rielaborazione di D’Avenia, che il dolore fa parte della vita, ad esempio l’infrangersi di un amore; tutti temi definiti ai giorni d’oggi banali, ma cose con cui i giovani si scontrano quotidianamente.
Consiglio questo libro a chi vuole captare l’essenza della vita e a chi vuole arricchire la sua fragilità.
2°CLASSIFICATO CLASSI TERZE SCUOLA SECONDARIA 1°GRADO
Autore: L. Garlando
Titolo: PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI
Editrice Rizzoli
Autrice della recensione: MOSCATO ELISA classe 3^F Ascoli
Giovanni riceve un bel regalo dal suo papà un compleanno senza scuola e una giornata speciale, tutta per loro, verso un maggio nella Palermo che non si può scordare, un percorso che parte da via Castrofilippo a Mondello, dal Palazzo di Giustizia all’Albero Falcone, per narrare, in un solo giorno, la vita di un Giovanni, che ha fatto la storia del nostro Paese, per spiegare ad un bambino di 10 anni come mai fra tanti nomi, per lui è stato scelto proprio Giovanni……….. e per raccontare la storia di Bum, il gorilla di peluche dai piedini bruciacchiato che il ragazzo tanto adora.
Questo libro scritto sapientemente da Luigi Garlando parla di mafia ma soprattutto affronta uno dei temi più complessi al quale approcciarsi: uscire dall’oscurità dell’omertà e avere la forza e il coraggio di raccontare questa piaga sociale a un bambino, facendolo entrare nei luoghi e nei momenti chiave della storia di Giovanni Falcone, attraverso il suo impegno, le sue battaglie, le vittorie, ma soprattutto attraverso le rinunce e le sconfitte.
Il piccolo Giovanni, tappa dopo tappa, scoprirà nei punti salienti del racconto che suo padre non parla di cose astratte: la mafia c’è ed è ancora intorno a noi.
Una forma di mafia a cui è sottoposto anche lui, ad esempio, è il bullismo; nella sua classe, infatti, c’è un certo Tonio che lo tormenta e infastidisce con le sue subdole provocazioni e angherie.
Ed ecco quindi il messaggio che arriva chiaro a chi legge questo straordinario libro: i soprusi, sotto qualunque forma, non possono essere tollerati, perciò se a scuola o in qualsiasi ambito c’è la presenza di una o più persone prepotenti che nel quotidiano perseguitano e opprimono i più deboli e indifesi, non bisogna esserne complici con il silenzio e la paura, ma bisogna combattere e ribellarsi a queste vessazioni per essere totalmente liberi.
Ed è proprio con il termine libertà che l’autore riesce in questa storia a far emergere un altro importantissimo messaggio e cioè quello di perseguire con tenacia il proprio obiettivo di giustizia, e lo fa magistralmente attraverso la figura di papà Luigi, un uomo che con metafore semplici e dirette ha la forte capacità di spiegare la mafia e di dare speranza e orgoglio al proprio figlio.
La frase che più colpisce nel racconto e sintetizza l’insegnamento di questo padre è: “Non esistono eroi, ma persone semplici che hanno il coraggio di parlare, di denunciare la mafia, andando incontro alla morte”.
Questo libro è ricco di colpi di scena e continue scoperte, con un grande e importantissimo incontro nel finale che porterà al piccolo Giovanni un preziosissimo dono.
Non solo, alla fine del racconto riuscirà finalmente a scoprire il segreto di Bum, il suo amato pupazzo dalle zampette bruciate.
Sono rimasta affascinata da questo testo che lascia una lieve malinconia e un senso di amarezza, immaginando quante persone avrebbero voluto ribellarsi, ma per paura, soprattutto per i propri cari, non sono riuscite a farlo e ho provato commozione ma allo stesso tempo immensa ammirazione per coloro che hanno sacrificato prima la vita, vivendo da “topi” nascosti e poi rimanendo uccisi nei vari attentati.
“Per questo mi chiamo Giovanni” è un’opera narrativa che lascia nella mente immagini capaci di incantare ed emozionare, proprio perché descritte in modo autentico da sembrare reali e tangibili. Così è possibile percepire la presenza vivida del mare, con il tepore del sole, l’odore della salsedine, il suo rumore, un mare che diventa un luogo di gioco, di spensieratezza e ilarità, ma anche un’immensa distesa di acqua dove oltre che tuffarsi si possono affidare i propri pensieri e mille domande, per ritrovare poi se stessi.
Un’altra immagine legata alle atmosfere di questo breve ma intenso viaggio è quella dell’Albero Falcone, questo albero cresciuto di fronte alla casa del giudice, dove dopo la strage di Capaci iniziarono a essere affissi dei pezzi di carta con vari disegni e messaggi.
Essi portano il segno della rabbia e del dolore ma allo stesso tempo parlano di speranza e dimostrazione a voler continuare la lotta e i sogni del magistrato. L’albero si sa è il simbolo della vita, ha radici profonde che lo rendono stabile sulla terra, mentre i rami e le sue foglie si protendono verso il cielo come segno di crescita, di continuità ed evoluzione, stando a testimoniare che Giovanni Falcone ha vinto su tutto e su tutti, ha vinto la paura ed è eternamente vivo nella nostra memoria e nei nostri cuori.
3° CLASSIFICATO CLASSI TERZE SCUOLA SECONDARIA 1°GRADO
Autore: L. Bonalumi
Titolo: VOCE DI LUPO
Edizione Vortici – Il Battello a Vapore
Autrice della recensione: AMIGONI YARA classe 3^A F. D’Assisi
Perdere un amico non è facile. Soprattutto se hai 12 anni. Soprattutto se è il tuo migliore amico e con lui passavi la maggior parte del tempo. E soprattutto se pensi che sia colpa tua.
Giacomo è morto quando era insieme al suo migliore amico e quest’ultimo non riesce a darsi pace. Del suo compagno d’avventura gli è rimasto soltanto il braccialetto, mentre lui cadeva in fondo al burrone.
Per affrontare il lutto dovrà tornare nel luogo dove tutto è accaduto: il bosco. Ebbene sì, il bosco di montagna che lui e Giacomo amavano tanto e nel quale stavano per battere il loro record.
Quando Giacomo è morto, la sua amica Chiara gli ha ricordato la poesia che il loro amico amava tanto: “Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita”.
Si era dimenticata una parte, però, forse quella più importante.
Riuscirà il protagonista a ricordarsela? Riuscirà ad andare avanti? Riuscirà a ricordarsi il suo vero nome, che aveva cancellato dalla sua testa, per lasciare spazio solo al dolore?
Questo libro mi ha fatto capire che in ogni istante che passa potrebbe finire la tua vita e iniziarne un’altra, fatta di dolore. O forse no. Basta capire che la vita va avanti, e ha bisogno di te, perché come tu hai sofferto potrebbero soffrire altre persone, se sparisci e non ti fai più sentire.
Ho capito che le amicizie, quelle vere, vanno oltre la morte. Rimangono sempre dentro di te, per aiutarti nei momenti di difficoltà e per renderti più forte, perché se da solo potresti cadere, insieme vi sorreggerete a vicenda.
Penso che questo libro faccia crescere perché ti fa capire che, nonostante tutto, valga la pena continuare a vivere e a essere felici. Mi ha ricordato che non bisogna essere perfetti per essere amati e grazie a questo ho capito che sono le imperfezioni che fanno sì che noi possiamo legarci ad altre persone, come in un puzzle: solo se ti manca qualcosa puoi agganciarti agli altri.
Mi ha convinta che non sempre c’è il colpevole, ma certe cose accadono e basta e che per colmare il vuoto intorno a noi a volte basta un sorriso.
Fortunatamente l’autrice ha avuto la bravura di regalare la magia del bosco e non abbandonare i lettori solo alla lenta distruzione della tristezza.
Recensione del libro – “Diario di Anne Frank”
Il libro di cui parlerò è il “Diario di Anne Frank”, che ha come casa editrice Newton Compton , pubblicato per la prima volta nel 1947.
Innanzitutto l’intera vicenda si svolge nei Paesi Bassi (Olanda), anche se la città d’origine di Anne era Francoforte (Germania).
I personaggi principali sono lei, la sorella Margot, sua madre Edith, il padre Otto e Peter, di cui parlerò più avanti.
Anne era ebrea e viveva felice a Francoforte nella sua grande casa, con i suoi amici e con molte comodità. Il padre, nel 1933 per paura del nazismo, decise di far trasferire la famiglia ad Amsterdam e, quando la città fu invasa dai Nazisti, nel 1942, vissero nascosti nel cosiddetto “alloggio segreto”. Era un piccolo appartamento al piano superiore di un magazzino che condivideranno con la famiglia van Pels formata dal signore, la signora e il figlio Peter.
Anne racconta come fecero a sopravvivere nascosti, per due anni o più, durante la seconda guerra mondiale, sopportando molte paure, per esempio quando ci fu un furto nel magazzino o durante i bombardamenti. Parla dello stile di vita che conducevano chiusi in un piccolo spazio in sette persone. Parla della scarsa varietà di cibo, per esempio: patate a colazione, patate a pranzo, patate a merenda e a cena per due mesi. Racconta come fece a sopravvivere senza il supporto di una mamma perché la sua, se Anne le avesse parlato di quello che provava, l’avrebbe presa in giro, invece di aiutarla. In molte pagine descrive il suo amore, Peter. All’inizio le stava un po’ antipatico, ma quando cominciò a parlargli per conoscerlo e a raccontargli segreti e sentimenti, capì che le piaceva; così se ne innamorò.
Anne parla di molti cambiamenti non solo del suo corpo, ma anche del suo comportamento. Quando aveva dodici anni, la sua frase “preferita” era: “Nessuno mi capisce” , ma quando diventò matura comprese che “ogni rimprovero ha una propria ragione”. Ecco, questa è una delle frasi che mi ha fatto più riflettere perché per me Anne ha pienamente ragione. Per questo la trovo una ragazza molto intelligente. La stimo tanto per quello che ha dovuto sopportare e per il modo in cui l’ha sopportato, qualche volta abbattendosi , ma sempre ricominciando. La stimo per non aver mai smesso di sognare di diventare una scrittrice e poi in qualche modo ci è pure riuscita.
Consiglio la lettura di questo libro, anche se penso che non sia adatto ad alcune persone perché, pur essendo molto coinvolgente, parla di guerra, di bombardamenti e di persecuzione dei Nazisti verso gli Ebrei.
Lo considero un bel libro e credo di aver fatto un’ottima scelta nel prenderlo in biblioteca.
Giulia Baraldo
Scuola Primaria Decorati – VA
Prima classificata
Recensione del libro – “Le Streghe”
Il libro che vi voglio raccontare si intitola “LE STREGHE “ di Roald Dahl, uno scrittore britannico del 900, nato in Galles e morto a Oxford.
Il libro narra la storia di un bambino norvegese, il cui nome non viene mai rivelato, lasciato orfano di entrambi i genitori.
Il bambino, così come indicato dal testamento del padre, andrà a vivere con la sua simpatica nonna materna che fuma il sigaro, la quale gli racconterà delle streghe malvagie di cui nessuno conosce l’esistenza, che come obiettivo hanno quello di distruggere tutti i bambini del mondo, trasformandoli in topi. State attenti perché le streghe non sono come quelle dei film o dei cartoni ma donne eleganti e belle che nascondono orribili dettagli, eccone alcuni, in caso incontriate una strega: si grattano spesso la testa, hanno lunghi guanti che arrivano fino ai gomiti, i denti un po’ azzurrini e scarpe a punta, tutto per nascondere le teste calve, gli artigli, la saliva blu e i piedi quadrati.
Ma ora ritorniamo alla trama: in un punto del libro al bambino capita di assistere a un’assemblea delle streghe e capisce le orribili cose che vogliono fare, ma loro, accorgendosi della sua presenza, lo trasformano in un topo che sa ragionare e parlare come un umano. Anche essendo un topo coraggiosamente, con l’aiuto della sua cara nonna, escogita un piano per distruggere le streghe.
Il messaggio che vuole trasmettere questo libro è che bisogna sapere affrontare le proprie paure come ha saputo fare il protagonista salvando così tutti i bambini del mondo, un altro aspetto molto importante è il forte legame che c’è tra il bambino e la nonna, che dimostra quanto siano importanti nella vita i legami famigliari.
Se mi affidassero un bambino per farlo divertire gli leggerei senza ombra di dubbio “LE STREGHE” , infatti questo libro mi ha fatto molto riflettere sul fatto che, anche con delle difficoltà, si può riuscire a fare tutto e lo consiglio a tutti coloro che hanno troppa paura di fare ciò che desiderano. Inoltre ritengo sia importante sottolineare che Roald Dahl ci dica di non farsi abbattere dagli ostacoli della vita e trovare sempre il lato positivo in ogni situazione.
Martina Vinco
Scuola Primaria Meleri – V B
Seconda classificata
Recensione del libro “YA, La battaglia di Campocarne”.
Il libro che ho scelto di recensire si intitola “Ya, la battaglia di Campocarne”.
L’autore è Roberto Recchioni ed è uno sceneggiatore per cinema e fumetti, la casa
editrice è la Mondadori e il romanzo appartiene al genere fantasy.
La storia è ambientata in un regno immaginario chiamato “Allalya”, in cui il potere
centrale è degenerato lasciando posto a piccoli feudi governati dai signori della
guerra. In questo mondo violento che può ricordare la fine del Medioevo e, l’inizio del
Rinascimento, due ragazzi sposati di nome Stecco e Marta, detta la brutta, decidono
di arruolarsi nelle fila di una banda di mercenari, capeggiata dal Granduomo, una figura
che i ragazzi di “Attalya” considerano quasi mitica. Una volta assoldati ufficialmente
nelle sue truppe partono insieme all’esercito verso la piana di Campocarne.
I due ragazzi verranno coinvolti in quella che in seguito sarà ricordata come la più
sanguinosa battaglia nella storia di “Attalya”, dove lo stesso Granduomo verrà ucciso.
Solo grazie al coraggio e alla sfacciataggine di Marta e alla fortuna e l’inventiva di
Stecco, i loro compagni potranno salvarsi.
Uno dei temi trattati da questo romanzo è l’importanza dell’avventura e del coraggio.
Io consiglio questo libro perché, oltre ad avere una trama avvincente, ricca e piena di
avventure, Recchioni è riuscito a descrivere le vicende di Stecco e Marta con crudo
realismo e con un’ironia a tratti un po’ cinica, che personalmente apprezzo molto.
Un personaggio che mi sta molto a cuore è Marta la brutta perché è coraggiosa e non
si fa mettere i piedi in testa da nessuno.
Recchioni, a differenza di altri scrittori fantasy di cui ho letto le opere, scrive storie
avventurose che non sempre hanno un lieto fine, ma catturano il lettore e lo fanno
seguire con interesse fino alla fine del romanzo.
Marta Sacchi
Scuola Primaria Meleri – V B
Terza classificata
TESTI MENZIONI
9^ EDIZIONE CONCORSO LETTERARIO “LA MONGOLFIERA” 23.02.2018
PREMI DELLA CRITICA
CLASSI PRIME SCUOLA SECONDARIA 1°GRADO
Autore: B. Pitzorno
Titolo: “ASCOLTA IL MIO CUORE”
Edizione: Mondadori
Autrice della recensione: GIARDI DARMA classe 1^D F. D’Assisi
Il libro narra la storia di Prisca, Elisa e Rosalba, che sono tre amiche e al quarto anno delle elementari devono cambiare maestra; all’idea sono spaventate, perché gli anni precedenti avevano avuto una maestra dolcissima e sperano tanto che quest’anno sia lo stesso. Purtroppo già dai primi giorni di scuola si accorgo che la nuova maestra non è come la signorina Sole, ma una vera carogna. Tratta malissimo Adelaide e Jolanda, solo perché sono povere e vuole mandarle via dalla “classe perfetta”, mentre con le bambine di famiglie benestanti (comprese loro tre) si comporta benissimo. Lotteranno contro la maestra e le “leccapiedi” (bambine della loro classe molto antipatiche) per rendere giustizia a Adelaide e a Jolanda.
La prima tematica di questo libro è che l’insegnante è molto scorretta facendo alle alunne cose molto ingiuste. Anche l’amicizia è un tema importante: Prisca, Elisa e Rosalba, nonostante le condizioni, aiutano le due compagne regalandogli doni per Natale, anche eccessivamente costosi per loro. Poi c’è il tema della violenza gratuita, quella che tutti i giorni la maestra dà senza che abbiano fatto gravi danni. Infine c’è il coraggio: le tre amiche per rendere giustizia alle compagne affrontano la maestra in tutti i modi, persino escogitando un piano un po’ rischioso…………..
Questo libro mi ha fatto imparare che bisogna rispettare tutti (se sono poveri, ricchi, se hanno un colore della pelle diverso dal nostro……………..); pur se una persona mi è antipatica non la devo prendere in giro, oppure escluderla, ma cercare di stare con lei, magari non per forza diventare sua amica, ma sicuramente rispettarla. Mi ha insegnato che devo essere un po’ più generosa e aiutare le persone in difficoltà, facendo solamente anche piccoli gesti.
Vi consiglio di leggere questo libro, non solo perché insegna molto, ma anche perché mentre leggi ti immergi nella storia e sembra proprio che sei anche tu in uno dei banchi di quella classe.
Autore: C. Bronte
Titolo: JANE EYRE
Editrice: Mondadori
Autrice della recensione: CIVATI GIULIA classe 1^E Ascoli
L’opera “Jane Eyre” è stata scritta da Charlotte Bronte in età vittoriana. L’anno di pubblicazione è il 1847. Charlotte Bronte era sorella di altre due scrittrici, Emily e Anne, come loro visse una vita tranquilla ma breve e si dedicò fin da subito alla scrittura. Ancora oggi è considerata una delle più importanti scrittrici della Letteratura Inglese. Tra l’autrice e la protagonista c’è una grande somiglianza, perchè entrambe hanno vissuto in un istituto. L’auitrice usa la stanza rossa che da tempo nei libri non era più utilizzata.
Charlotte inizia il libro con questa frase: “Impossibile fare una passeggiata quel giorno………….”
Il racconto parla di Jane che rimane orfana da parte di madre e padre e viene affidata alla zia Reed, che aveva tre figli molto capricciosi, John, Elisa e Georgiana. Jane era molto fragile, veniva sempre messa in punizione a causa dei cugini; un giorno per colpa di John finisce nella stanza rossa e da lì le cose cambiarono. La zia decise di mandarla in un istituto. In quel luogo gli anni passarono molto lentamente, ma Jane conobbe una bambina che ben presto diventò sua amica, ma morì dopo pochi anni a causa di una malattia. Al compimento della maggiore età andò come istitutrice in una casa: tra lei e il padrone, il signor Rochester, all’inizio non c’era un bel rapporto, ma dopo un po’ di tempo il loro sentimento si trasformò in amore. A quel punto decisero di sposarsi, ma le nozze furono fermate da un parente della vera moglie di Rochester, divenuta pazza. All’epoca, infatti, essere pazzi era un disonore, era come una vergogna ed è per questo che Rochester rinchiuse la moglie in una torre. Jane capisce che i rumori che si udivano provenivano da lei, scappa e si rifugia in un paese, a casa di un pastore. In cerca di lavoro lo trova come insegnante delle bambine del posto; dopo un po’ di tempo capisce che il pastore si è innamorato di lei, allora torna da Rochester, ma trova tutta la dimora bruciata, perché la moglie pazza aveva appiccato un incendio.Cercando Rochester, Jane lo ritrova cieco.
Passano gli anni e Rochester, acquistata di nuovo la vista, può sposare Jane e darle una famiglia e la vita che ha sempre sognato.
IL libro è molto bello, la storia ha un sinificato importante, che è quello della differenza tra uomini e donne.
E’ un libro molto semplice, a parte qualche parola un po’ complicata. I termini sono antichi, forse perché il libro è stato scritto circa nel 1800, ma la narratrice è Jane stessa, la protagonista.
Mi è piaciuto anche perché racconta la vita dell’Età Vittoriana, l’autrice nacque nel 1816 e morì nel 1855. Nel racconto ci sono molte descrizioni che fanno capire bene le scene, i paesaggi e la personalità dei personaggi.
PREMI DELLA CRITICA
CLASSI SECONDE
Autore: D. Pennac
Titolo: “ERNEST E CELESTINE”
Edizione: Universale Economica Felitrinelli
Autore della recensione: PALONE PAOLO classe 2^B F. D’Assisi
Per quanto mi è consentito di narrare, posso affermare che nonostante il mondo sia diviso in grandi e piccoli, possono nascere forti amicizie tra queste due categorie. Questa, pertanto, è la storia di una topolina e di un grande orso, due amici inseparabili.
Ernest e Celestine è un libro di Daniel Pennac che tende prevalentemente a descrivere la vita prima e dopo che si conoscessero questi due individui. Tutto è iniziato quando Celestine è andata in missione dal piccolo Leon, che aveva appena perso il suo primo dentino. Ora la domanda sorge spontanea: chi è Leon? E’ semplicemente un piccolo orsetto. Celestine è un topolino che prende i denti caduto ai bambini per lasciargli una piccola mancetta.
Cosa potrebbe andare storto? La topolina si fece vedere dai genitori che la inseguirono e le gridarono addosso come pazzi, con una scopa distrussero tutta la casa per cercare di schiacciare la pecora nera “Ma è il topo che porta i soldi ai bambini, perché lo dovrebbero schiacciare?” Nel mondo dei protagonisti, a quel tempo, era facile che un orso si trovasse in caso un topo. La furbetta si nascose in un sacco dell’immondizia, fuori dalla casa, ove si coricò dopo quella brutta serata. Ernest dal canto suo aveva fame, andò in città, controllò diversi bidoni della spazzatura, al punto che, aprendone uno, trovò………….
Il libro mi ha insegnato che la gente non comprende. Ovvero, lo scrivente vuole far capire che il mondo è pieno di guerra. Il mondo dei topi, di sotto, e il mondo degli orsi, di sopra, non sono mai andati d’accordo. Il mondo di sopra rappresenta la forza, l’esercito che combatte. Il mondo di sotto rappresenta i cittadini che vengono combattuti. Ci sono frasi che mi hanno colpito, come quella che disse Celestine a inizio libro: “Ci avete fatto caso che tutti dicono sempre un topolino, quando non hanno paura, ovviamente?” Disse la stessa frase Ernest, a modo suo, ovviamente. Mi sono piaciute tali frasi perché descrivono la gente in generale, come definiremmo un orso dal vivo, o narrando.
Il libro è originale, parla di fatti veri, che accadono ogni giorno. Mi è piaciuto particolarmente perché descrive il vero io di ognuno di noi. Intendo che dalle narrazioni c’è sempre un personaggio che è un topolino, ma appena lo si vede grida: “Aiuto, un topo!”.
Non c’è che dire, Pennac scrive molto bene. E so perfettamente che vuole liberare la grande amicizia dentro ognuno di noi. Infine ho trovato verissimo il fatto che il mondo sia diviso in due, tra i grandi e i piccoli. La mia recensione è nata semplicemente dal fatto che il libro mi ha attratto.
Pensando ai sentimenti, ho sempre avuto timore, perché non si sa mai cosa potrebbe accadere; d’altronde questo è il Pennac che è in me.
Autore: P. Zannoner
Titolo: LA LINEA DEL TRAGUARDO
Editrice: Oscar Mondadori
Autrice della recensione: ZUCCHETTI SVEVA classe 2^H Ascoli
Il libro parla di due liceali, Leo e Viola, amanti entrambi dello sport, lui della corsa, lei degli ostacoli. Non sono molto amici e spesso litigano per fatti di poca importanza.
Un giorno Leo, dopo aver affrontato una partita di calcio, tornando a casa fa un incidente con il motorino e diventa paraplegico. Ciò cambierà totalmente la sua vita. Viola è costretta ad andare a trovarlo in ospedale, prima, e a casa sua, dopo, per aiutarlo a stare al passo con i compiti, anche se della scuola non gli importa più di tanto. Allora fra i due nasce un’amicizia vera e diventano inseparabili. Entrambi sono sostenuti di persone molto importanti nella loro vita e grazie ad alcuni cambiamenti i due ragazzi potranno essere più felici e determinati. Anche tutte le persone che stanno loro vicino sono cambiate e li aiutano.
IL personaggio che ho preferito è stato quello di Viola: una studentessa modello e anche una grandissima atleta e invidio e apprezzo queste sue qualità. E’ anche dotata di molta pazienza, soprattutto con Leo che sembra aver perso ogni speranza.
Consiglierei questo libro ai ragazzi ma anche agli adulti, perché fa capire che in qualsiasi situazione ci si trovi c’è sempre una via d’uscita per arrivare alla felicità, certo non è sempre facile, ci possono essere molti ostacoli lungo il cammino, però il premio per aver fatto tanta fatica alla fine c’è sempre.
Trovo che questo libro sia molto ricco di significati ed insegnamenti utili alla vita quotidiana, in alcune parti è un po’ triste, ma se non ci fossero elementi così la storia non sarebbe realistica perché la vita è fatta di momenti bui ma anche di momenti in cui si è felici. Ovviamente tutto è destinato a finire, prima o poi.
Adoro questo libro e non smetterò mai di rileggerlo, perché anche il linguaggio che usa Paola Zannoner è molto semplice e scorrevole e mi piace sia la storia che i significati che trasmette.
PREMI DELLA CRITICA
CLASSI TERZE
Autore: D. Blixt
Tuitolo: THE MASTER OF VERONA (in Italiano IL CAVALIERE DELLA PROFEZIA
DI DANTE)
Editore: La Corte
Autore della recensione: DISTANTE GIULIA classe 3^E Ascoli
Con il titolo “The master of Verona” il libro che in Italiano si chiama “Il cavaliere della Profezia di Dante” è stato pubblicato nel 2014 e scritto da un celebre attore shakespeariano statunitense che definisce l’Italia “La Patria del suo cuore”.
Verona, 16 Settembre 1314
Dante Alighieri, con i suoi figli Jacopo e Pietro, arriva nella città governata dal celebre Francesco della Scala, uomo potente su cui incombe una profezia che non si riferisce a lui, ma a suo figlio, bambino illegittimo di poco più di due mesi. Pietro Alighieri si ritroverà coinvolto nella protezione di quel bambino minacciato da qualcuno che vuole il suo ruolo, mentre i suoi nuovi amici, Antonio Capuleti e Mariotto Montecchi, saranno sempre più divisi a causa di una donna, Giannazza, promessa ad Antonio ma innamorata, e ricambiata, di Mariotto. Giannazza e Mariotto si sposeranno causando la definitiva rottura tra i Montecchi e i Capuleti che daranno poi vita a “Romeo e Giulietta” e che verranno uccisi da questo odio.
“In Italia giungerà il Veltro.
La lonza e il leone, che si pascono delle nostre paure,
dominerà con astuzia e forza.
Alla lupa, che trionfa sulla nostra fragilità,
darà alla caccia in ogni città.
E le ucciderà nella sua tana ricacciandola nell’inferno.
Riunirà le terre con ingegno, saggezza e coraggio,
e porterà in Italia, la patria degli uomini,
un potere ignoto da prima della Caduta dell’Uomo.
Giunto all’apice della sua gloria, sparirà.
Compiuta la sua più eroica impresa, la morte lo reclamerà al terzo tramonto.
Meriterà la fama eterna, non per la sua vita, ma per la sua morte”.
Tra chi subisce questo potere e chi vuole scampare, Pietro vivrà una vita “meritevole di rispetto e onore, nel rispetto e nella protezione degli innocenti” come aveva promesso.
Riuscirà a proteggere un innocente che dopo averne passate tante farà volare una lucciola nel cielo.
Ciò che ho imparato da questo libro è che bisogna credere in ciò che si ritiene giusto in ogni situazione, senza voler ottenere troppo potere.
Mi piacciono i libri che raccontano delle storie considerando i personaggi famosi e illustri come semplici uomini, dando loro comportamenti, atteggiamenti, parole. Il libro mostra anche una teoria di come potrebbe essere nato l’odio tra i Montecchi e i Capuleti, una storia basata su un’altra storia, una specie di fan-fiction, una storia come quelle che immagino io.
L’edizione italiana, a cura di Daniela Di Falco, è distribuita da “La Corte Editore”.
Autore: A. Gentile
Titolo: “VOLEVO NASCERE VENTO”
Edizione: Oscar Junior
Autrice della recensione: DALFIUME SABRINA classe 3^B F. D’Assisi
“Volevo nascere vento” è un libro scritto da Andrea Gentile che narra la storia di Rita Atria, una ragazza nata all’interno di una famiglia mafiosa, che però ha idee ben diverse rispetto a quelle dei suoi parenti. Nasce il 4 settembre 1974 a Partanna, una piccola cittadina in provincia di Trapani. La sua famiglia è mafiosa e lei vive a stretto contatto con il Mostro, ovvero la mafia, senza accorgersene. Quando cresce inizia a capire la crudeltà della mafia, senza accorgersene e vedendo morire il padre Vito e il fratello Nicola, uccisi da famiglie mafiose nemiche, decide di parlare e di raccontare la sua storia e quella della sua famiglia al giudice Paolo Borsellino. Parlando, Rita viene disprezzata dalla famiglia perché ha tradito l’onore dei mafiosi “Atria”, macchiando così la loro reputazione. La vita per lei diventa sempre più difficile perché entra nel mirino di molti mafiosi che vogliono punirla uccidendola. Riuscirà ad andare avanti con la forza e il coraggio che ha sempre dimostrato? Chi l’aiuterà?
In questo libro vengono trattate in modo approfondito varie tematiche, come ad esempio quella della giustizia che è la base di tutto il racconto. La giustizia è un tema molto attuale di cui sentiamo spesso parlare. La protagonista ci dimostra che si può sempre scegliere di stare dalla parte del bene, anche quando si è costretti ad andare contro la famiglia e i propri amici, le nostre idee non devono essere influenzate da quelle altrui, ognuno ha una mente propria con idee diverse ed è bene comunicarle al mondo. Un altro tema di primaria importanza è il coraggio, che viene descritto molto bene nella frase: “Gli eroi non hanno i superpoteri, ma sono coraggiosi allo stesso modo”. IL coraggio è la nostra forza, è il sentimento che ci permette di affrontare difficoltà e paure a testa alta, senza mai arrenderci. Rita ci dimostra durante il corso di tutta la storia che essere coraggiosi ci rende degli eroi, che nel loro piccolo riescono a combattere il male che opprime il mondo e a garantire un futuro migliore a chi verrà dopo di noi. Un altro tema fondamentale è l’affetto delle persone che ci vogliono bene veramente e Rita ne incontra molte, come ad esempio il suo fidanzato Gabriele e la moglie di suo fratello Piera, anch’ella pentita di mafia, che la sostengono e la proteggono. Le persone che ci vogliono veramente bene sono poche, ma essenziali all’interno della nostra vita, sono coloro che nonostante tutto e nonostante tutti per noi ci saranno sempre e ci aiuteranno nei momenti di difficoltà senza chiedere nulla in cambio, sono la spalla su cui potrai piangere senza vergognarti, sono le persone che incontri raramente e di cui non potrai fare a meno.
Questo libro è molto bello e il modo di scrivere dell’autore è stupendo, riesce a raccontare nei minimi dettagli ogni vicenda senza rendere il racconto noioso e il linguaggio particolareggiato coinvolge il lettore. In questo libro inoltre sono presenti vari insegnamenti che servono nella vita di tutti i giorni. Ho apprezzato molto la storia, che è basata su fatti realmente accaduti, ma è arricchita con dialoghi inventati. Consiglio questo libro a tutti coloro che vogliono conoscere la storia di questa ragazza che ha contribuito al cambiamento della nostra società.
RECENSIONE DEL LIBRO “ VIOLA È VIOLA”
L’AUTRICE È SOFIA GALLO; IL TITOLO È: VIOLA È VIOLA.
LA CASA EDITRICE È “NOTES EDIZIONI”.
Il racconto è un romanzo d’avventura.
Le vicende si svolgono a Parona; i tempi sono le giornate estive.
La storia racconta di una ragazzina di nome Brigitta che, tutti gli anni, è costretta a passare le vacanze estive a Parona, un paesino in cui vivono i suoi nonni, che ospitano Brigitta a casa loro. La ragazza, stanca di dover passare tre mesi ad annoiarsi, decide di portare con sé un’amica. L’unica che accetta è Viola, una ragazza testarda e antipatica che, talmente povera, passa sempre le vacanze estive nella sua città, Milano.
Ma è proprio grazie alla testardaggine di Viola, che, talmente energica, fa passare una vacanza divertente a Brigitta, facendo nuovi incontri con ragazzi più grandi di loro, che già lavorano.
L’autrice di questo libro vuole lasciare queste emozioni: la curiosità di scoprire nuovi luoghi, l’energia di fare cose che non hai mai fatto e il piacere di conoscere nuove persone. Sofia Gallo però, ci lascia anche un altro messaggio: basta poco per far andare via la noia e non sempre si ha bisogno di una persona che ti è amica.
A me questo libro è piaciuto molto, tant’è che ho voluto paragonarmi ai personaggi; io non sono una ragazza che tende ad annoiarsi, però, le poche volte in cui non so che cosa fare, c’è una persona accanto a me, che, come Viola, mi tiene sempre attiva.
A scuola c’è la mia migliore amica, pronta a giocare insieme con me e, a casa, c’è mio fratello gemello che mi tiene compagnia (anche il mio gatto a volte mi fa ridere, ma passa la maggior parte del suo tempo a dormire).
Un’altra cosa che mi ha spinto a prendere il libro è stato il suo titolo: “Viola è Viola”. Anch’io mi chiamo Viola, quindi, ancor prima di leggerlo, questo libro mi ha interessato.
Per me non c’è proprio un motivo per cui consigliare il libro a delle persone, secondo me questa storia va bene per tutti!
Viola Turri
Scuola Primaria Decorati – V B
Menzione
RECENSIONE DI “PENNY BERRY E LA POZIONE MAGICA, ”
LLUIS PRATT, GIADA CARBONI
ALBE EDIZIONI
LIBRO FANTASY
Prendete un orfano che scopre di essere un grande mago, come in “Harry Potter, ” le creature magiche come in “Eragon” e le ambientazioni fantastiche come in “La storia infinita”: avrete la ricetta per costruire il libro. Le affascinanti descrizioni sono, insieme alle illustrazioni, il condimento e, per completare il tutto, l’autore non usa una parola difficile. Tutto il racconto si svolge in un villaggio vicino a Londra, nel ventunesimo secolo.
Finalmente la protagonista è una femmina!
Il drago e l’echinaqua sono le mie due creature preferite, perché sono creature magiche che io non ho mai visto, ma, con un po’ di fantasia dell’autore, prendono vita. Questo libro insegna a non fermarsi di fronte alle difficoltà e che, grazie all’aiuto delle persone che ti vogliono bene, puoi riuscire a fare anche le cose più impensate.
Penny ė una ragazzina di dodici anni, un po’ curiosa e un po’ vivace, che vive con i suoi zii.
Dovrà, per un’estate, andare da sua nonna Octavia. Pensa che andrà incontro all’estate più noiosa della sua vita, ma non sa cosa veramente la aspetta. Scoprirà un mondo fantastico, pieno di magia e scoprirà di essere una potente maga. Dovrà aiutare ad allontanare le creature cattive che cercheranno di conquistare il villaggio. Riusciranno a fermarle?Questo libro lo consiglio agli amanti del fantasy che sognano, prima o poi, di salire a cavallo di un drago.
Arianna Bellingeri
Scuola Primaria Mezzofanti – V A
Menzione
RECENSIONE DE “IL RINOMATO CATALOGO WALKER E DAWN,”
AUTORE DAVIDE MOROSINOTTO
CASA EDITRICE MONDADORI
LIBRO D’AVVENTURA
Quando Te Trois, Julie, Edward e Tit trovano tre dollari nella palude vicino a casa, non immaginano il mare di guai in cui si stanno per tuffare: ordinano una rivoltella tramite un catalogo molto noto all’epoca, simile moderno, ma al suo posto ricevono un vecchio orologio rotto da taschino firmato American Company e Tit non riesce a separarsene. Decidono di andare alla redazione del Catalogo per prendere la rivoltella e ricevere una ricompensa. Dopo infinite peripezie, attraversando anche il grande Mississippi, raggiungono Chicago, dove Mr. Walker sta tramando qualcosa… Il libro da avventuroso si trasforma in un giallo che racconta un omicidio dell’America di fine ‘800.
È un libro affascinante che ti fa entrare nel personaggio anche grazie alle fantastiche illustrazioni all’inizio di ogni capitolo.
Questo libro mi ricorda, per com’è scritto, il classico “Tom Sawyer,” anche se l’atmosfera mi è sembrata meno cupa.
È diviso in quattro parti, ognuna raccontata da uno dei quattro protagonisti:
- Il coraggioso Te Trois
- La forte Julie
- Il pauroso amante della natura Edward
- Il silenzioso Tit
È interessante vedere come cambia la scrittura in funzione di chi scrive.
Una cosa che mi ha dato da pensare è il fatto che questo libro è ambientato in un periodo dove le persone con la pelle bianca sottovalutavano quelle con la pelle nera, come Tit, il fratello di julie.
Nella speciale mia classifica di libri belli che la mia famiglia fa assegnando dei colori, “Il rinomato Catalogo Walker e Dawn” mi suscita emozioni color rosso (a “Tom Sawyer” avrei dato un beige).
Questo libro lo consiglio a chi sogna di vivere una fantastica avventura insieme agli amici più cari (cosa che voleva fare l’autore).
Lisa Bellingeri
Scuola Primaria Mezzofanti – V A
RECENSIONE DEL LIBRO “YA, LA BATTAGLIA DI CAMPOCARNE”.
Il libro che ho scelto di recensire si intitola “Ya, la battaglia di Campocarne”.
L’autore è Roberto Recchioni ed è uno sceneggiatore per cinema e fumetti, la casa
editrice è la Mondadori e il romanzo appartiene al genere fantasy.
La storia è ambientata in un regno immaginario chiamato “Allalya”, in cui il potere
centrale è degenerato lasciando posto a piccoli feudi governati dai signori della
guerra. In questo mondo violento che può ricordare la fine del Medioevo e, l’inizio del
Rinascimento, due ragazzi sposati di nome Stecco e Marta, detta la brutta, decidono
di arruolarsi nelle fila di una banda di mercenari, capeggiata dal Granduomo, una figura
che i ragazzi di “Attalya” considerano quasi mitica. Una volta assoldati ufficialmente
nelle sue truppe partono insieme all’esercito verso la piana di Campocarne.
I due ragazzi verranno coinvolti in quella che in seguito sarà ricordata come la più
sanguinosa battaglia nella storia di “Attalya”, dove lo stesso Granduomo verrà ucciso.
Solo grazie al coraggio e alla sfacciataggine di Marta e alla fortuna e l’inventiva di
Stecco, i loro compagni potranno salvarsi.
Uno dei temi trattati da questo romanzo è l’importanza dell’avventura e del coraggio.
Io consiglio questo libro perché, oltre ad avere una trama avvincente, ricca e piena di
avventure, Recchioni è riuscito a descrivere le vicende di Stecco e Marta con crudo
realismo e con un’ironia a tratti un po’ cinica, che personalmente apprezzo molto.
Un personaggio che mi sta molto a cuore è Marta la brutta perché è coraggiosa e non
si fa mettere i piedi in testa da nessuno.
Recchioni, a differenza di altri scrittori fantasy di cui ho letto le opere, scrive storie
avventurose che non sempre hanno un lieto fine, ma catturano il lettore e lo fanno
seguire con interesse fino alla fine del romanzo.
Marta Sacchi
Scuola Primaria Meleri – V B
Terza classificata