Concorso Bookcity per le scuole
LA CITTA’ DELLE MERAVIGLIE
La paura di essere osservato dalle ombre e il terrore delle voci che si celavano negli antri bui di quel luogo diminuivano alla vista di ciò che era davanti a me. L’odore pesante di umidità sotto il naso tornava alle proprie rocce e lasciava spazio al profumo di rose bianche ricoperte di cristalli celesti. L’altezza smisurata non nascondeva i rilievi di acqua che le giravano tutt’intorno. Le cascate ormai vuote dalle quali cadevano gocce che avevano un’eco a loro volta aventi un’eco più potente della precedente. I laghetti di acqua limpida e trasparente la circondavano mettendo in risalto il suo splendore. Orecchie di fata pendevano dal soffitto insieme a innumerevoli forme appuntite sotto e sopra, davanti e dietro ad essa. Niente a che fare con il volerla toccare. Dovrei lasciare il pavimento viscido e scivoloso sotto ai piedi. Lei è la torre di Pisa pendente, di cristallo, delle grotte di Toirano, lei è La mia città delle meraviglie.
ANDREA BALENA
CLASSE 1 ^H
SCUOLA MEDIA STATALE ASCOLI,
VIA DE ANDREIS N. 10 20137 MILANO CONCORSO
Con le valige giravo per la città sentendo strane parole dal suono dolce e zuccheroso, l’odore di croissant e la luce del sole debole che illuminava a malapena le insegne dei bar e i cartelli delle vie. Quando mi sistemai in albergo vidi un cagnolino piccolo, dal pelo lungo, un Cocker credo; sul collare c’era scritto Pierre con il marchio di una Biblioteca dal nome impronunciabile. Allora mi misi a cercarla, la trovai in una vietta scura, invasa dall’odore di bruciato, con un lampione spento e uno no che illuminava l’insegna con lettere e puntini, che non dava l’idea di un posto molto frequentato. Aprii la porta, si sentì un campanello e il “gracidio” del legno mangiato dalle tarme. Un vecchio signore mi si avvicinò dicendo “Merci” che se mi ricordo bene vuol dire grazie, si prese il cane con le due mani, si sedette dietro ad una scrivania sommersa di cartacce, si infilò gli occhiali e mi guardò. Io rimasi in piedi, dritta come uno stecchino; con l’accento che era radicalmente cambiato da dolce e zuccheroso ad aspro e amaro mi disse:-Vuole vedere qualcosa o rimarrà lì in piedi per un’ora?- Io mi avvicinai ad un banco pieno di libri, spostai qualche foglio e trovai un libro in italiano:-“Il manuale dello scrittore nei suoi mille casi” di Antonietta Berardo-. Lo presi e mi misi a leggerlo parlava di una giovane scrittrice Annabelle che, visitata Parigi, per riuscire a trovare l’ispirazione per un nuovo libro sale sulla torre Eiffel e vede dei palloncini, così riesce ascrivere. Dopo questa storia mi sentii molto fiduciosa,forse anche io potevo avere un’ispirazione! Così decisi di provare. Mi incamminai, salii sull’ascensore e, mano a mano che salivo, la città si faceva piccola infondo ai miei occhi castani, le farfalle mi salivano dallo stomaco alla testa, tutto mi sembrava confuso quando…”tin” l’ascensore suonò l’arrivo; tutti uscirono e lo stupore entrò nel mio cuore. Dalla balconata ogni cosa sembrava minuscola le persone, come tante piccole formiche, andavano, scendevano, salivano senza avere il minimo pensiero per il fatto che ogni giorno tanta gente li osservava. Quando scesi tornai alla Biblioteca e mi misi a scrivere su una agenda di pelle con il segnalibro rosso e le pagine bianche. Qualche mese dopo, nella Biblioteca dal nome impronunciabile, si trovava un libro col mio nome:
“La Città delle meraviglie!”.
Villa Alice
Classe:1^H Scuola Media Statale Ascoli
via De Andreis, 10 Milano 20137
“La città delle meraviglie” “La mia Parigi”